orientamento cognitivo – comportamentale

L’orientamento Cognitivo-Comportamentale è attualmente considerato a livello internazionale uno dei più affidabili ed efficaci modelli per la comprensione ed il trattamento dei disturbi psicopatologici.

Da un lato, l’importanza data al comportamento umano, ha permesso di focalizzare gli interventi sulla riduzione dei comportamenti problematici manifesti utilizzando tecniche e procedure rigorosamente validate e fondate sui principi dell’apprendimento. Dall’altro, negli anni, c’è stata la necessità di espandersi oltre i principi del condizionamento classico e operante per includere quelli focalizzati sui processi cognitivi umani (Bandura, 1968).

Negli anni ‘60, con l’avvento del cognitivismo, ad opera di A.T. Beck negli USA, le cognizioni non solo diventano d’importanza centrale all’interno dell’indagine psicologica, ma anche accessibili dal punto di vista empirico. Il termine “cognitivo” fa riferimento al rilievo dato alle modalità di pensiero, di conoscenza di sé e di sé con gli altri. Successivamente agli studi di Beck sono nati altri tipi di terapia cognitiva i quali hanno prestato ulteriore attenzione ai fattori ed ai processi cognitivi e linguistici implicati nella genesi e nel trattamento dei disturbi psicologici.

È proprio dall’integrazione tra le prime due generazioni che nasce il concetto di Cognitivo – Comportamentale.

Attualmente, la “terza generazione” enfatizza gli approcci basati sulla Meditazione di consapevolezza (Mindfulness), sull’Accettazione (Acceptance) e sulla Compassione (Compassion). Tende, perciò, ad enfatizzare strategie di cambiamento contestuali ed esperienziali.

I punti fondamentali dell’approccio Cognitivo – Comportamentale:

  • Pratico e concreto

    Lo scopo si basa sulla risoluzione dei problemi psicologici concreti. Alcune tipiche finalità includono la riduzione dei sintomi.

  • centrato sul qui ed ora

    L’intervento cognitivo e comportamentale si preoccupa di attivare tutte le risorse della persona, e di suggerire valide strategie che possano essere utili a liberarla dal problema che spesso la imprigiona da tempo, indipendentemente dalle cause. Esso è centrato sul presente e sul futuro e mira a ottenere dei cambiamenti positivi, ad aiutare la persona ad uscire dalla situazione di sofferenza.

  • a breve termine

    L’intervento è a breve termine, ogni qualvolta sia possibile. Problemi psicologici più gravi, che richiedano un periodo di cura più prolungato, traggono comunque vantaggio dall’uso integrato con altre forme di trattamento.

  • orientato allo scopo

    Si lavora insieme alla persona per stabilire gli obiettivi, verificando periodicamente i progressi in modo da controllare se gli scopi sono stati raggiunti.

  • attivo

    Sia il professionista che il paziente giocano un ruolo attivo. Il paziente lavora al di fuori degli incontri per mettere in pratica le strategie apprese durante gli incontri. Il professionista svolge un ruolo attivo nella soluzione dei problemi del paziente, intervenendo spesso e diventando talvolta “psico-educativo”.

  • collaborativo

    Paziente e professionista lavorano insieme per capire e sviluppare strategie che possano indirizzare la persona alla risoluzione dei propri problemi. Entrambi sono attivamente coinvolti nell’identificazione delle specifiche modalità di pensiero che possono essere causa dei vari problemi. Il paziente potrà scoprire di aver trascurato possibili soluzioni alle situazioni problematiche.

  • scientificamente fondato

    È stato dimostrato attraverso studi controllati che i metodi cognitivo-comportamentali costituiscono una terapia efficace per numerosi problemi di tipo clinico. E’ stato dimostrato che la terapia cognitivo comportamentale è efficace almeno quanto gli psicofarmaci nel trattamento della depressione e dei disturbi d’ansia, ma assai più utile nel prevenire le ricadute.

L’approccio cognitivo comportamentale sta quindi assumendo il ruolo di trattamento psicologico d’elezione per la stragrande maggioranza dei problemi psicologici e psichiatrici.